Non tutti gli analisti sono concordi sulle percentuali di crescita del mercato dei servizi di colocation data center, ma di sicuro è uno dei trend più interessanti degli ultimi anni. Addirittura, secondo Grand View Research è prevedibile una crescita annua media (CAGR) del 14.2% fino al 2030, che dimostra come l’outsourcing delle infrastrutture IT stia diventando sempre di più una scelta strategica per le aziende.
I motivi che spingono al rialzo il mercato del colocation data center sono diversi. Nel periodo del covid si diceva che il grande driver fosse il remote work, mentre oggi ci si focalizza di più sull’obiettivo dell’ottimizzazione dei costi e dell’aumento di affidabilità e resilienza rispetto alla tradizionale infrastruttura on-premise.
Non va trascurato, poi, il focus sulla sostenibilità: considerando che l’IT è tutt’altro che a impatto zero, affidare l’infrastruttura di elaborazione e di storage a strutture dedicate consente alle aziende di avvalersi delle loro iniziative, tecnologie e ottimizzazioni in tal senso. Per non parlare, infine, del solito tema delle competenze: non sempre, infatti, l’organizzazione può contare su tutte le skill e l’esperienza necessarie per gestire al 100% un data center, e (giustamente) preferisce beneficiare di infrastrutture di terze parti senza dover gestire direttamente i costi e le complessità associate alla loro costruzione e manutenzione.
Oggi, qualsiasi business poggia su basi digitali, in particolare sui dati e sulle applicazioni. A partire dal gestionale e da tutti i dipartimentali usati in azienda, ma senza dimenticare le molteplici iniziative di valorizzazione del dato, gli strumenti di collaboration e di comunicazione su cui poggia la produttività quotidiana. La continuità del business e le performance dell’infrastruttura possono davvero fare la differenza tra un’azienda di successo e una che lotta per la sopravvivenza.
Quello della localizzazione geografica del data center può sembrare un aspetto secondario, ma non lo è. È infatti centrale sia in ottica di compliance, rispetto a normative di estensione generale (es, GDPR) e/o verticale, sia per le prestazioni. Essendo sempre di più i task e i processi critici che richiedono performance elevatissime in termini di latenza (si pensi ai processi produttivi nel manufacturing o il monitoring dei pazienti in ambito sanitario), la vicinanza geografica tra il data center e il fruitore del servizio è determinante tanto quanto le prestazioni di rete. CDLAN risponde a questa esigenza con 2 colocation data center, entrambi in Italia (C21 a Milano e E100 a Roma).
La sicurezza fisica del data center e la resilienza rispetto a molteplici fonti di rischio sono criteri fondamentali per la scelta della struttura che ospiterà i server aziendali.
Le nostre strutture di Milano e di Roma si basano su un paradigma di sicurezza, sia fisica che logica, allo stato dell’arte, che comprende non soltanto sistemi antincendio e antintrusione di ultima generazione, ma anche sistemi di controllo dei veicoli e dei badge personali e autorizzazioni biometriche. Tutto ciò si aggiunge a misure avanzate di sicurezza logica per proteggere dati e applicazioni e a ridondanze su tutti gli impianti, dall’alimentazione (con linee indipendenti, gruppi di continuità e generatori) alla climatizzazione.
Gli investimenti in resilienza effettuati dai titolari dei data center confluiscono in apposite certificazioni, che per quanto concerne il nostro data center di Milano (C21) sono conformi al prestigioso Tier IV e ci permettono di garantire ai clienti un uptime superiore al 99%.
Un altro aspetto sul quale non si può scendere a compromessi sono le prestazioni in ambito di networking e di connettività. Il colocation data center ospita l’infrastruttura dell’azienda, che a sua volta contiene dati e applicazioni cui i dipendenti, i partner, i clienti (e anche le macchine) si collegano di continuo, per 24 ore al giorno. Come detto, in molti casi all’uptime bisogna sommare valutazioni di latenza.
Sotto questo profilo, i nostri colocation data center sono veri e propri punti di riferimento. C21, per esempio, si trova fisicamente all’interno del Caldera Park di Milano, ovvero nella stessa sede del Milan Internet Exchange (MIX), il peering point pubblico con oltre 200 operatori di rete interconnessi. È inoltre il primo data center Carrier Neutral in Italia ad aver ottenuto la certificazione Open-IX ed è connesso con il nostro data center di Roma (E100) tramite un backbone ridondato con tre circuiti a 100Gbps.
Personalizzazione degli spazi
Un altro criterio fondamentale nella scelta di un colocation data center è la possibilità di personalizzare gli spazi in base alle esigenze specifiche dell'azienda. Le opzioni possono variare significativamente: nel nostro caso, si va dai classici rack fino alle Private Suite dedicate, con in più diverse opzioni intermedie (Cage e Isola) per creare separazioni fisiche crescenti rispetto alle infrastrutture di altre aziende ospitate nella stessa struttura.
Un supporto tecnico efficiente, proattivo e disponibile 24/7 è essenziale per garantire la continuità operativa e il rispetto dei livelli di servizio definiti contrattualmente. È fondamentale che il personale sia in grado di intervenire all’istante in caso di guasti o di qualsiasi altra criticità, adottando processi e best practice riconosciute a livello internazionale. Anche in questo caso, entra in campo il tema delle certificazioni.