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Perché scegliere un Data Center Tier 4 per la tua azienda

Scritto da CDLAN | 22.11.2024

Per diversi motivi, che spaziano dall’efficienza alla competitività, ma senza dimenticare le esigenze di sostenibilità, gli investimenti in digitale non sono mai stati così massicci come negli ultimi anni. Le aziende fondano la loro produttività, il rapporto con gli stakeholder e i servizi che offrono alla clientela su soluzioni digitali, e di conseguenza sulle infrastrutture sottostanti. Da qui, il valore di un data center tier 4.

Data center: resilienza e innovazione

Semplificando, le priorità dell’IT manager moderno sono due: garantire la continuità dei servizi su cui si basa il business e contribuire attivamente all’innovazione aziendale. Il primo è il suo ruolo tradizionale, il secondo è la conseguenza della pervasiva digitalizzazione del business ed è assolutamente fondamentale in chiave di competitività. La centralità del CIO, responsabile della strategia tecnologica dell’azienda, dipende precisamente da questo: l’IT non è più (soltanto) l’abilitatore della produttività aziendale, ma anche del suo posizionamento sul mercato, delle revenue e, in senso lato, del futuro dell’organizzazione. 

Crescendo le responsabilità del digitale, e quindi della divisione che lo gestisce, diventa sempre più importante potersi basare su una piattaforma tecnologica solida, sicura, performante e relativamente insensibile agli imprevisti del mestiere, che vanno dal blackout al guasto di un server. Questa piattaforma è il data center, e il primo obiettivo di un responsabile IT è fare in modo che sia resiliente, che assorba cioè gli imprevisti condizionando il meno possibile i servizi che transitano da esso e su cui l’azienda ormai basa la produttività, le comunicazioni, i servizi ai clienti, i rapporti con gli stakeholder e, appunto, la propria capacità innovativa. 

Quantificare il costo del downtime è un’impresa ardua, date le dozzine di variabili in gioco. Ma la certezza è che nessuna azienda possa permettersi di restare ferma: nel mondo industriale, per esempio, il fermo macchina sono una delle voci di costo più impattanti in assoluto, e tempo addietro Gartner quantificò il costo del downtime di un ecosistema IT enterprise in 5.600 dollari al minuto, una cifra peraltro abbondantemente superata da statistiche più recenti.

Data center tier 4, ideale per i workload critici

Un data center tier 4 è una struttura certificata per la sua eccezionale affidabilità e resilienza, rappresentando un punto di riferimento per la gestione dei dati, l'elaborazione delle informazioni e l'hosting dei workload critici di qualsiasi azienda. La classificazione "tier", dove il livello 4 è il più alto, fornisce un'indicazione semplice e immediata della capacità della struttura di garantire un uptime estremamente elevato (99,995% nel caso del tier 4), anche in presenza di imprevisti di qualsiasi genere e natura.

Non sono molti i data center, a livello italiano e internazionale, ad essere compliant con i requisiti tier 4. Perché il data center tier 4 deve essere progettato all’origine in chiave di massima resilienza, e questo richiede un investimento (molto) significativo in termini di infrastruttura e tecnologia. Ogni componente del sistema deve essere completamente ridondato e dotato di sistemi di failover automatici per garantire la continuità operativa anche in caso di guasti o manutenzione. 

La ridondanza non coinvolge unicamente i server, che come tali sono soggetti a possibili guasti, ma anche i sistemi di alimentazione elettrica, i percorsi di rete e i sofisticati sistemi di raffreddamento. Per esempio, a livello di alimentazione, i data center tier 4 si basano su batterie di UPS che non solo stabilizzano la corrente in ingresso evitando danni ai server, ma permettono alla struttura di assorbire un blackout fornendo il tempo necessario per l’attivazione dei generatori ausiliari (alimentati a carburante), che poi manterranno la produttività stabile anche per giorni, fino al ripristino della normale linea elettrica. In un data center tier 4 c’è un forte ricorso all’automazione e qualsiasi componente è duplicato: due linee elettriche indipendenti, due generatori, due batterie di UPS. 

Produttività, compliance e reputazione

Quando si parla di data center tier 4, la mente va immediatamente alla gestione del rischio. Ed è corretto, ma non si tratta semplicemente di prevenire il danno economico del downtime, che può dipendere, per esempio, dall’incapacità di onorare i propri obblighi contrattuali. Si tratta anche di affrontare il rischio legato alla compliance: in molti settori, le normative richiedono livelli di sicurezza e continuità operativa estremamente elevati. 

Inoltre, la conformità alla normativa non solo evita sanzioni e penalità, ma rafforza anche la reputazione dell'azienda, dimostrando ai clienti e ai partner la serietà con cui vengono trattate le informazioni e preservata la continuità del business. 

Affidarsi a un data center tier 4 si traduce quindi in un vantaggio competitivo. Per chi sta progettando il rinnovamento del proprio data center, l’ipotesi della certificazione non è da escludere, per quanto richieda – come visto – investimenti importanti. Per tutte le aziende, però, c’è la carta dell’outsourcing, che offre la possibilità di accedere ai benefici di un data center tier 4 senza dover sostenere direttamente i costi e la complessità della sua progettazione, costruzione e gestione quotidiana.

CDLAN intende offrire a tutte le aziende una piattaforma tecnologica stabile su cui costruire l’innovazione e, in senso lato, il proprio business, partendo dai processi core, o business critical. Per questo, il nostro data center di Milano (C21), situato in Caldera Park, è tier 4 compliant: la sua missione, infatti, è quella di supportare dati e carichi di lavoro soggetti a forti esigenze prestazionali e requisiti normativi, che imporrebbero investimenti enormi per essere soddisfatti internamente. Affidarsi a C21 significa invece poter usufruire di caratteristiche strutturali e tecnologiche allo stato dell’arte, unite a competenze, esperienza e best practice procedurali, ma senza l’onere del (corposo) investimento iniziale.