Cos'è esattamente un business continuity plan (BCP)?
Il Business Continuity Plan (BCP) – in italiano Piano di Continuità Operativa (PCO) – è un documento strategico che raccoglie procedure, protocolli e misure preventive progettate per garantire la continuità delle attività aziendali in caso di eventi critici o disastrosi.
Il termine BCP è quello più comunemente utilizzato a livello internazionale e si riferisce a un approccio strutturato alla gestione del rischio operativo, con l’obiettivo principale di assicurare che le funzioni essenziali dell’azienda possano proseguire anche durante eventi imprevisti, come:
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blackout elettrici
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cyber attacchi
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guasti dell’infrastruttura IT
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eventi naturali (terremoti, alluvioni)
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pandemie o emergenze sanitarie
 
Per un IT Manager o un CEO, il BCP rappresenta uno strumento indispensabile per ridurre al minimo l’impatto operativo e finanziario di eventuali discontinuità, tutelando produttività, dati, reputazione e relazioni con clienti e partner.

Perché un business continuity plan è fondamentale per ogni impresa?
Nel 2023, Gartner ha stimato in 5.600 dollari al minuto il costo medio di un downtime IT a livello enterprise. Un’ora di inattività è costata 34 milioni di dollari ad Amazon. Anche per le PMI, il costo può variare tra 150 e 400 dollari all’ora. Ma il danno non è solo economico: un’interruzione può compromettere vendite, contratti, produttività, compliance e reputazione.
Questi numeri spiegano perfettamente perché un business continuity plan è fondamentale per ogni impresa. In assenza di un BCP, anche un evento minore può avere conseguenze devastanti e mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’azienda.
Un Business Continuity Plan aiuta a gestire e mitigare l’impatto di rischi eterogenei, non solo tecnologici:
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Disastri naturali (terremoti, alluvioni, incendi)
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Guasti tecnici (hardware, reti, forniture energetiche)
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Cyber attacchi (ransomware, data breach, DDoS)
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Errori umani o cancellazioni accidentali
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Pandemie o emergenze sanitarie
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Interruzioni nella catena di fornitura
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Problemi logistici o di trasporto
 
Qualunque sia l'origine dell’interruzione, un BCP consente di reagire in modo tempestivo e strutturato, tutelando fiducia di clienti e stakeholder, reputazione e operatività aziendale.
I vantaggi concreti di un piano di continuità operativa
Adottare un piano di continuità operativa porta benefici tangibili e misurabili, soprattutto in contesti digitalizzati:
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Minimizzare le interruzioni operative: un sistema di backup geografico consente di continuare le attività anche in caso di guasto del data center principale.
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Mantenere la fiducia di clienti e stakeholder: un’azienda che garantisce continuità anche in condizioni avverse trasmette affidabilità e solidità.
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Ridurre le perdite economiche: ogni minuto risparmiato in caso di blocco riduce l’impatto su ricavi e marginalità.
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Velocizzare il recupero post-evento (disaster recovery): procedure codificate e RTO/RPO definiti consentono di ripristinare rapidamente i servizi.
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Rispettare le normative di compliance: in settori regolamentati (come finance, sanità, PA) è spesso richiesto un piano documentato e verificabile.
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Ottenere un vantaggio competitivo: essere preparati significa poter affrontare crisi che potrebbero invece mettere in ginocchio i competitor.
 
Come elaborare un business continuity plan efficace: gli step principali
Per essere efficace, un BCP deve essere costruito su una metodologia chiara e condivisa. Ecco i punti della business continuity plan fondamentali, che rappresentano anche un valido business continuity plan esempio adattabile a ogni realtà:
1. Analisi dell'organizzazione e Business Impact Analysis (BIA)
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Individuare funzioni/processi critici, risorse indispensabili, relazioni e dipendenze.
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Valutare l’impatto economico, operativo e reputazionale di un’interruzione.
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La BIA definisce priorità e consente di concentrare le risorse dove più necessarie.
 
2. Valutazione dei rischi (Risk Assessment / TRA)
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Identificare minacce specifiche (cyber, fisiche, naturali, operative).
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Analizzare vulnerabilità interne ed esterne.
 
3. Sviluppo di strategie di continuità e recupero
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Definire gli obiettivi:
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RTO (Recovery Time Objective) = tempo massimo per ripristinare l’attività.
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RPO (Recovery Point Objective) = quantità massima di dati tollerabili da perdere.
 
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Stabilire strategie adeguate: replica dei dati, ridondanza, backup off-site, siti alternativi.
 
4. Creazione e documentazione del piano
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Definire ruoli, responsabilità, contatti chiave, procedure operative e di comunicazione.
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Un buon piano include: sintesi esecutiva, scenari di crisi, istruzioni operative, piani di evacuazione, contatti emergenza.
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L’uso di un business continuity plan template italiano può essere d’aiuto per strutturare correttamente il documento.
 
5. Implementazione e formazione
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Mettere in atto quanto pianificato.
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Formare periodicamente tutto il personale, per garantire che sappia come comportarsi in caso di emergenza.
 
Elementi chiave e gestione del business continuity plan
Vengono tollerati diversi livelli di discontinuità a seconda della criticità del processo: alcuni di essi, come le comunicazioni, non possono subire interruzioni, per altri è possibile tollerare qualche rallentamento senza impatti drammatici sul business.
Un Business Continuity Plan deve quindi:
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Mappare la criticità dei processi, stabilendo per ciascuno il livello di tolleranza all’interruzione.
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Valutare l’impatto economico di una disruption attraverso la BIA.
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Stabilire livelli di downtime accettabili, con chiari obiettivi di recovery.
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Definire procedure, modalità di lavoro alternative, flussi comunicativi da attivare in caso di emergenza.
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Coinvolgere tutta l’organizzazione, inclusi partner e fornitori critici.
 
Il Disaster Recovery rappresenta la componente tecnologica del BCP, ma il piano deve coprire anche aspetti organizzativi, logistici, comunicativi e decisionali.
L’importanza dei test e dell’evoluzione continua
Alcune aziende non danno il giusto peso ai test e, soprattutto, all’evoluzione continua del Business Continuity Plan. Nonostante le inevitabili differenze tra un evento reale e un test, le prove sul campo (con diverse metodologie) rappresentano la strada maestra per rilevare eventuali lacune, aree non gestite adeguatamente o procedure carenti. Da considerare, inoltre, che in azienda il personale è soggetto a continuo turnover, ed è quindi necessario procedere con test periodici per sensibilizzare tutta la workforce sul tema e condividere le procedure adeguate.
Oltre ai test, è parimenti importante aggiornare costantemente e far evolvere il piano, non solo in base agli esiti delle prove ma anche in relazione all'evoluzione tecnologica e organizzativa. Le imprese, infatti, sono soggette ad un’evoluzione continua: acquisiscono altre imprese, modificano i modelli organizzativi, aprono nuove filiali, punti vendita e data center. Ciò determina modifiche, anche di notevole entità, ai processi e agli assetti organizzativi: il Business Continuity Plan ne deve tenere conto, adeguandosi di conseguenza.
Non da ultimo, occorre considerare anche l’evoluzione repentina delle minacce cui l’azienda è soggetta, soprattutto quelle rivolte ai sistemi e alle infrastrutture IT. A minacce cyber sempre più sofisticate e insidiose, la progressiva evoluzione tecnologica aggiunge inevitabilmente nuove vulnerabilità. Disaster recovery, backup, data center resilienti, servizi di sicurezza e di protezione del dato creano una piattaforma stabile su cui progettare il presente e il futuro del business.
