La Direttiva NIS 2 ha ridefinito il panorama della cybersecurity europea, introducendo requisiti stringenti per la protezione dei dati e la resilienza operativa. Per soddisfarli, le soluzioni di storage tradizionali mostrano alcuni limiti, tra cui configurazioni complesse per implementare controlli di sicurezza, difficoltà nell'automazione dei processi di backup e recovery, costi elevati e carenze nel controllo granulare degli accessi. Senza contare che la gestione manuale di queste infrastrutture aumenta il rischio di errori umani e configurazioni non conformi.
Storage S3 come piattaforma di compliance
Nel contesto descritto precedentemente, emerge la necessità di piattaforme di storage che integrino nativamente funzionalità di sicurezza e di protezione del dato, così da rispondere ai principi espressi dal legislatore europeo in NIS 2.
L'ecosistema S3 rappresenta oggi lo standard de facto per l'object storage enterprise e offre un set di funzionalità native che si allineano ai requisiti della direttiva europea. L'architettura S3, infatti, incorpora fin dalla progettazione i principi di sicurezza e resilienza, e permette alle organizzazioni di implementare strategie di compliance utilizzando tool, competenze e best practice già validate dal mercato. In questo modo, si riducono significativamente i tempi di deployment e i rischi di implementazione.
L'ampio ecosistema di soluzioni compatibili con S3 - da provider cloud locali a implementazioni on-premise - offre inoltre alle organizzazioni la flessibilità di scegliere il modello di deployment più adatto alle proprie esigenze di data sovereignty, mantenendo al tempo stesso tutti i vantaggi tecnologici dello standard.
Protezione dei dati, immutabilità e business continuity
La Direttiva NIS 2 prevede, tra le misure tecniche e organizzative, la predisposizione di meccanismi per garantire la continuità operativa, “come la gestione del backup e il ripristino in caso di disastro” (Art. 21).
In quest’ambito, lo storage S3 offre caratteristiche e strumenti che permettono di preservare l’integrità dei dati di backup e di assicurare il ripristino in tempi rapidi. Per esempio, la funzionalità object lock consente di rendere i dati immutabili per un periodo definito, prevenendo modifiche o cancellazioni non autorizzate e preservando l’integrità del dato. Il versioning, dal canto suo, mantiene copie storiche degli oggetti ed è fondamentale per recuperare rapidamente stati precedenti.
Per la business continuity, S3 consente di configurare repliche cross-site (o cross-region) tra diversi data center, così da garantire che ogni oggetto venga duplicato in una seconda sede fisicamente separata. Questo approccio riduce sensibilmente il rischio di interruzioni dovute a guasti o incidenti in uno dei due siti e mantiene la disponibilità dei dati anche in scenari di emergenza.
L’esigenza di crittografia avanzata
Sempre l’articolo 21 della Direttiva europea prevede l’adozione di “politiche e procedure per l’uso della crittografia e, se del caso, della cifratura”. In altri termini, il legislatore chiede alle aziende di proteggere i dati sia quando vengono conservati sia quando viaggiano in rete, così da ridurre al minimo il rischio di accessi non autorizzati o di violazioni.
Queste misure di protezione fanno parte del corredo tecnologico nativo di S3 e si attivano con configurazioni relativamente semplici. Per esempio:
- S3 supporta la crittografia sia a livello di bucket sia di singolo oggetto;
- La protezione dei dati a riposo è integrata e può essere gestita direttamente dal servizio o, in alternativa, dal cliente, con la possibilità di utilizzare chiavi proprie per un controllo ancora più rigoroso;
- Le comunicazioni avvengono sempre su canali sicuri, senza necessità di componenti o soluzioni aggiuntive.
Politiche rigorose di controllo degli accessi
La Direttiva prevede esplicitamente l’adozione di politiche di controllo degli accessi ai dati per garantire che solo soggetti autorizzati possano accedere a risorse fondamentali per il business e la compliance. Come facilmente intuibile, si tratta di un requisito essenziale per prevenire usi impropri delle informazioni e violazioni passibili di sanzione.
Lo storage S3 è progettato con un approccio private by default e integra dall’origine strumenti che semplificano l’applicazione di controlli di accesso robusti. È possibile definire policy a livello di bucket o di oggetto, stabilendo in modo preciso quali operazioni siano consentite e in quali circostanze. La gestione può essere ulteriormente affinata attraverso tag, che permettono di segmentare l’accesso in base a criteri specifici.
Il blocco dell’accesso pubblico, attivo di default, riduce il rischio di esposizioni accidentali dei dati verso Internet, mentre strumenti dedicati (es, IAM Access Analyzer) consentono di verificare automaticamente le configurazioni e di individuare permessi eccessivi o non conformi alle policy aziendali. In questo modo, i principi di minimo privilegio e accountability possono essere applicati in modo coerente, con controlli tracciabili e facilmente documentabili.
Tracciabilità e gestione delle evidenze
La Direttiva richiede, sia pur implicitamente, che le organizzazioni siano in grado di rilevare, registrare e analizzare eventi per individuare gli incidenti di sicurezza. La capacità di tracciamento degli eventi è indispensabile per rispettare gli (stringenti) obblighi di notifica e per dimostrare la conformità in fase di audit.
Lo storage S3 integra nativamente strumenti che semplificano la raccolta e la conservazione delle evidenze digitali. I log dettagliati delle operazioni su bucket e oggetti permettono di sapere chi ha effettuato un’azione, quando e da dove, offrendo un tracciato completo delle interazioni con i dati. In questo modo le organizzazioni dispongono di un sistema di monitoraggio continuo e documentabile, che facilita l’analisi post-incidente, accelera i tempi di risposta e rafforza la capacità di dimostrare la conformità ai requisiti normativi.