Scegliere un data center in Italia non è una questione di orgoglio territoriale, ma una decisione strategica che incide su conformità normativa, sicurezza dei dati e prestazioni operative. Una scelta, dunque, che unisce protezione, efficienza e vantaggio competitivo.
Data Center in Italia: il nodo della compliance
Quando un’azienda sceglie un cloud provider con infrastruttura situata in Italia, nella maggior parte dei casi lo fa per un motivo preciso: la conformità normativa. Non si tratta di puro buon senso, ma di mettere in atto una strategia di riduzione del rischio.
Tra tutte le leggi che, in modi diversi, toccano i due pilastri della sovranità e della localizzazione del dato, il primo a venire in mente è il GDPR. Il regolamento, all’articolo 3, definisce il proprio ambito di applicazione in modo ampio: le norme si applicano a qualsiasi organizzazione che tratti dati personali di soggetti che si trovano nell’Unione Europea, indipendentemente dal fatto che l’azienda abbia sede dentro o fuori dai confini dell’UE. In altre parole, se i dati appartengono a cittadini europei, il GDPR è vincolante anche se il titolare del trattamento si trova oltreoceano.
Il rapporto tra GDPR e localizzazione dei dati, da cui nasce il tema di questo articolo, è meno diretto di quanto si creda. Il regolamento non obbliga a conservare i dati in Italia o nell’UE, ma stabilisce che il trasferimento verso Paesi terzi possa avvenire solo rispettando condizioni stringenti di sicurezza e protezione. Si tratta, in particolare, di meccanismi complessi da gestire e fragili di fronte a cambiamenti normativi e geopolitici, come ha dimostrato il caso Schrems II: la Corte di Giustizia dell’UE ha infatti invalidato il Privacy Shield con gli Stati Uniti, ritenendo che le leggi americane sulla sorveglianza non garantissero un livello di protezione adeguato ai requisiti del GDPR.
Qui entra in gioco il primo vantaggio di affidarsi a un data center in Italia: mantenendo i dati all’interno dell’UE, il titolare del trattamento elimina alla radice la necessità di gestire trasferimenti transfrontalieri e i relativi oneri documentali, riduce il rischio di non conformità e, di fatto, mette i dati al riparo da interferenze giuridiche di Paesi terzi.
Massimizzare le performance dei processi mission-critical
Uno dei vantaggi immediati di affidarsi a un data center in Italia è la riduzione della latenza, poiché la distanza fisica tra l’utente e l’infrastruttura che elabora i dati incide direttamente sui tempi di risposta. Quando i server si trovano nel Paese, o meglio sono vicini a chi usa i suoi servizi (utenti, ma anche applicazioni), i pacchetti di dati percorrono meno passaggi tra reti ed evitano lunghi tragitti su dorsali internazionali.
Questo aspetto diventa centrale per le applicazioni che abilitano i processi mission-critical, ovvero quelli su cui l’azienda deriva il proprio valore competitivo. Ci si riferisce, in particolare, ad applicazioni che richiedono reattività in tempo reale, come sistemi di monitoraggio industriale, piattaforme IoT, applicazioni di intelligenza artificiale che elaborano grandi quantità di dati o servizi di streaming.
La bassa latenza non solo migliora l’esperienza dell’utente e rende i processi aziendali più fluidi, ma in molti settori diventa un vero e proprio vantaggio competitivo. Allo stesso tempo, contribuisce alla stabilità complessiva del servizio, riducendo il rischio che interruzioni o problemi sulle tratte internazionali possano compromettere le prestazioni.
Una relazione stretta e personalizzata con il provider
Affidarsi a un cloud provider con data center in Italia significa poter contare su un rapporto stretto con chi gestisce l’infrastruttura. Non si tratta solo di parlare la stessa lingua - aspetto comunque rilevante per evitare incomprensioni in momenti critici - ma di condividere lo stesso fuso orario, le stesse norme di riferimento e, spesso, un contesto culturale e operativo simile. Tutto questo rende le comunicazioni più rapide e chiare, e agevola la risoluzione dei problemi senza passare per livelli di supporto frammentati su più Paesi.
La vicinanza fisica diventa un fattore strategico anche sul piano normativo e operativo. In caso di audit o ispezioni, avere il data center sul territorio nazionale permette di organizzare verifiche in loco, con tempi più brevi e maggiore trasparenza. Allo stesso modo, un rapporto diretto consente di personalizzare le soluzioni in base alle esigenze specifiche dell’azienda, adattando configurazioni, SLA e misure di sicurezza senza dover sottostare a modelli standardizzati tipici dei provider globali.
Data center in Italia: più sicurezza e resilienza
Scegliere un data center in Italia significa affidarsi a un’infrastruttura soggetta a normative stringenti, non solo in materia di protezione dei dati (GDPR), ma anche di sicurezza cyber e resilienza dei servizi. Gli standard di riferimento europei impongono requisiti elevati per la continuità del servizio, la ridondanza delle risorse, il controllo degli accessi e la protezione fisica degli impianti.
Un esempio emblematico è la Direttiva NIS 2, che si applica a livello continentale e introduce obblighi più severi per la gestione della sicurezza informatica e la prevenzione degli incidenti, estendendo il campo di applicazione a un numero sempre maggiore di operatori considerati essenziali o importanti, tra i quali rientrano proprio i cloud provider italiani. Avere il proprio provider sotto la giurisdizione italiana ed europea significa che l’infrastruttura è progettata e gestita per rispettare questi requisiti, con piani di continuità operativa e disaster recovery testati, sistemi di monitoraggio costante e procedure di intervento rapido.